Le app più popolari utilizzate da cellulari e tablet possono inviare i nostri dati personali a terzi e a paesi esteri, e anche provocare un aumento del consumo del traffico dati. Il tutto a nostra insaputa. Di questo si sono occupate di recente diverse ricerche internazionali che hanno messo in evidenza che tanto le app di Android quanto quelle di Ios gestiscono uno scambio di dati con server remoti senza il consenso degli utenti. E se la metà di questo traffico è legato al necessario controllo della buona funzionalità dell’app stessa, l’altra metà è legato alla trasmissione di dati personali per fini non dichiarati. Si tratta ad esempio di dati anagrafici, dati relativi alla posizione o alle scelte di consumo. Dati quindi utili alla profilazione per fini pubblicitari e di marketing, inviati senza il consenso dell’interessato. I ricercatori hanno verificato che per tre quarti di questi scambi sono i server di Google, Gameloft, Tapjoy e Facebook ad essere interessati. Infatti quando si installa un’app, questa di solito chiede esplicitamente “l’accesso” ai nostri dati ma non chiede l’autorizzazione a diffonderli a terzi. Ad esempio in America si sono accorti che l’app dei magazzini Wall Mart manda le nostre informazioni su Ebay. Inoltre è stato anche scoperto che oltre 5mila app per Android, IOS e Windows scaricano messaggi pubblicitari nascosti, non visibili all’utente e che in più “mangiano” fino a 2 Giga di dati al giorno. Anche le “app mobili enterprise”, quelle create per specifiche utilità aziendali, mandano informazioni personali e dati sensibili in tutto il mondo, spesso senza che le aziende se ne rendano conto, mettendo a rischio la sicurezza anche dell’azienda. Infine un’altra minaccia viene dalle cosidette “app zombie”, applicazioni che sono state rimosse dagli app store e non ricevono più aggiornamenti di sicurezza.